Ars lineandi musicam per convegno sull’Ars Canusina @ Parma, 20 maggio 2023


Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia
diretto da Silvia Perucchetti
Andrew Tan Nyen Wen viella, percussioni, symphonia
Aurora Manfredi liuti, symphonia


Il concerto Ars lineandi musicam prende le mosse dal concetto di linea: questa ha come ovvio corrispettivo musicale la melodia, e da qui si va alla scoperta di una delle più singolari, capitali e lussureggianti raccolte di melodie dei secoli passati: le Piæ Cantiones ecclesiasticæ et scholasticæ veterum episcoporum, un corpus di 74 inni latini medievali provenienti da varie zone dell’Europa settentrionale e centrale (ma soprattutto dalla Finlandia), e pubblicati a stampa per la prima volta a Greifswald nel 1582 sotto questo titolo.

Le 74 melodie, che mostrano una ricchezza e una varietà inventiva senza pari, sono quasi tutte di origine medievale, in alcuni casi già esistenti nel X-XI secolo, in età matildica; l’edizione del 1582 aveva come destinatari gli studenti della scuola della cattedrale (oggi finlandese, allora svedese) di Turku/Åbo: la funzione di questo monumentale e vivacissimo repertorio di linee melodiche era dunque strettamente didattica, mirando ad abituare man mano i giovani studenti a cantare in latino (che, nonostante la Riforma, continuava ad essere la lingua del clero e dell’istruzione), a edificarsi attraverso i testi e a innalzare i cuori cantando, infine ad imparare la musica con melodie gradevolissime e di facile apprendimento.

La semplice ma disinvolta architettura di molte di queste melodie, l’orecchiabilità della maggior parte e la particolare intensità di alcuni inni; la libertà nell’esplorazione delle tessiture vocali e una continua variatio di invenzioni ritmiche; la compresenza di canti spigliati e danzanti in tema natalizio, canti lievi e delicati dedicati alla Vergine, inni de tempore vernali (dedicati alla primavera) ritmicamente incalzanti o narranti la brevità della vita, e suadenti polifonie che appaiono esili, ma che ammaliano l’ascoltatore attraverso una bellezza limpida, genuina, a volte trascendente: tutto ciò ha fatto sì che le Piae cantiones venissero ristampate innumerevoli volte dal Rinascimento al tardo ‘800, e fossero cantate quotidianamente in alcune scuole finlandesi in tempi non lontani (e lo ancora sono oggi, come cuore pulsante dell’innario liturgico). Alcuni di essi sono molto noti anche in Italia, e hanno goduto di una rinascenza ulteriore all’interno degli album Futuro antico di Angelo Branduardi.

Molte sono dunque le similitudini che questo concerto intende evidenziare rispetto alle caratteristiche decorative e all’evoluzione delle linee e degli intrecci prima romanici, poi fatti propri dall’Ars Canusina:

– un vasto repertorio, o ‘album’ di linee a cui attingere liberamente;
– l’originale funzione didattica della raccolta, che funge anche da importante collettaneo delle tradizioni musicali di una intera regione (le melodie non sono quasi mai di nuova invenzione, bensì tramandano il corpus della tradizione melodica medievale scandinava; lo stesso curatore dell’edizione del 1582 si dichiara consapevole dell’importanza storica dell’operazione);
– la riscoperta di questo repertorio a fine ‘800 in pieno gothic revival e proseguito per tutta la prima metà del ‘900;
– la presenza molto evidente di nodi, ossia di forti dissonanze e piccole ornamentazioni in brani polifonici solo apparentemente semplici, incantevoli ed ipnotici nella propria trascendenza estetica;
– la ripetitività modulare connaturata alla forma dell’inno, ossia di una melodia da ripetersi in varie strofe su testi differenti tutti dalla medesima struttura ritmico-poetica.

Alle linee e agli intrecci delle Piae cantiones si aggiungono altre melodie medievali tratte da album altrettanto colorati: il Laudario di Cortona (sec. XIII), l’Intonarium Toletanum (Toledo, 1515) e due melodie tratte dal grande corpus del canto gregoriano.
(Silvia Perucchetti)


Laude novella sia cantata
(Laudario di Cortona, XIII sec.)

Laude novella sia cantata
a l’alta donna encoronata!

Fresca vergene donzella,
primo fior, rosa novella,
tutto ‘l mondo a te s’apella;
nella bon’or fosti nata.

Tu se’ virga, tu se’ fiore,
tu se’ luna de splendore:
voluntà avemo e core
de venir a te, ornata!

Tu se’ rosa, tu se’ gillio,
tu portasti el dolce fillio,
però, donna, sì m’enpillio
de laudar te, honorata.

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In vernali tempore
(Piae cantiones, 1582)

In vernali tempore
Ortu laetabundo
Dum recedunt frigora,
Nuntiat hirundo:
Terrae, maris, nemoris
Decus adest deforis
Renovato mundo,
Vigor redit corporis,
Cedit dolor pectoris
Tempore iucundo.

Nel tempo di primavera,
che reca gioia al sorgere,
la rondine annuncia
che i freddi si dileguano;
risorge la bellezza della terra,
del mare, dei boschi,
l’energia del corpo ritorna
nel mondo rinnovato,
svanisce la mestizia del cuore,
nel tempo felice.

Terra viret floribus
Et nemus virore,
Aves mulcent cantibus
Et vocis dulcore,
Aqua tempestatibus
Caret, aer imbribus,
Dulci plenus rore,
Sol consumptis nubibus
Radiis patentibus
Lucet cum dulcore.

La terra si ricopre di fiori
ed il bosco di verdi fronde,
gli uccelli dilettano con melodie
e dolcezza di suoni,
il mare non ha burrasca,
senza nubi è il cielo,
pieno di dolce rugiada.
Il sole, dissipate le nubi,
con raggi diffusi
dolcemente riluce.

O quam mira gloria,
Quantus décor Dei,
Quanta resplendentia
Suae faciei,
A quo ducunt omnia
Ima, summa, media
Formam speciei!
Maior est distantia
Quam sit differentia
Noctis et diei.

O quanto mirabile gloria,
quanto grande ornamento
del Signore, quante cose
rifulgenti della forma di lui,
dal quale tutte le cose,
umili, sublimi, comuni, traggono
la forma del loro sembiante.
La distanza da lui ne è maggiore,
di quanto sia la differenza
tra la notte ed il giorno.

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Ave maris stella
(inno in canto gregoriano)

Ave maris stella,
Dei Mater alma
atque semper virgo
felix coeli porta.

Salve, Stella del Mare,
di Dio madre alma
vergine sempre e feconda
porta del cielo.

Sumens illud ave
Gabrielis ore
funda nos in pace
mutans Evae nomen.

Quell’ave ricevendo
dal labbro di Gabriele
noi nella pace immergi
mutando il nome d’Eva.

Solve vincla reis,
profer lumen caecis,
mala nostra pelle,
bona cuncta posce.

Sciogli dai lacci i rei,
rida’ la luce ai ciechi,
discaccia i nostri mali,
ottienici ogni bene.

Monstra te esse matrem,
sumat per te preces
qui pro nobis natus
tulit esse tuus.

Dimostra d’esser madre.
Per te le preci accolga
quei che, per noi nascendo,
sofferse d’esser tuo.

Sit laus Deo Patri,
summo Christo decus,
Spiritui Sancto
tribus honor unus.
Amen.

Sia lode a Dio Padre,
a Cristo sommo onore,
allo Spirito Santo,
onore a tutti e Tre.
Amen.

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Troppo perde il tempo
(Laudario di Cortona, XIII sec.)

Troppo perde il tempo chi ben non t’ama,
dolc’amor Jesù sovr’ogni amore.

Amor, chi t’ama non sta ozïoso,
tanto li par dolze de Te gustare;
ma tutto sor vive desideroso
come te possa stretto più amare;
chè tanto sta per te lo cor gioioso:
chi non sentisse nol saprie parlare
quant’è dolc’a gustare lo tuo savore.

Dulcior che tolli forza ad ogni amaro
et ogne cosa muti in tua dulcezza;
questo sanno li sancti che’l provaro
che feciar dolze morte in amarezza,
ma confortolli el dolze latovare
di te Jesù che vensar ogni asprezza,
tanto fosti suave in li lor cori.

Savor cui non si trova similianza,
o lasso! Lo mio cor poco t’asaggia;
null’altra cosa non m’è consolanza,
se tutto’l mondo avesse a te non agio.
O dulz’amor Jesù in cui ho speranza
Tu regi mio cor che da te non caggia,
ma sempre più restringa’l tuo dolzore.

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Verba mea
(Introito in canto gregoriano)

Verba mea auribus percipe, Domine:
intellige clamorem meum.
Intende voci orationis meæ.

Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Ascolta la voce del mio grido.

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O gloriosa Domina
(Intonarium Toletanum, 1515)

O gloriosa Domina
excelsa super sidera,
qui te creavit provide,
lactasti sacro ubere.

O gloriosa Signora,
che t’innalzi sopra le stelle,
tu nutri col tuo seno
Chi nella provvidenza ti creò.

Quod Eva tristis abstulit,
tu reddis almo germine;
intrent ut astra flebiles,
Caeli fenestra facta es.

Ciò che la misera Eva ci tolse
tu ridoni per mezzo del Figlio tuo;
come pallide stelle avanzino i poveri
si è aperta una finestra nel cielo.

Tu regis alti janua
et porta lucis fulgida;
vitam datam per Virginem,
gentes redemptae, plaudite.

Tu sei la porta del Re del cielo,
la porta di una fulgida luce;
o genti redente, applaudite
alla vita data dalla Vergine.

Gloria tibi, Domine,
qui natus es de Virgine,
cum Patre et Sancto Spiritu
in sempiterna saecula. Amen.

Sia gloria a te, o Signore,
tu che sei nato da una Vergine,
e al Padre e allo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen
.

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Ave maris stella, divintatis cella
(Piae cantiones, 1582)

Ave maris stella, divinitatis cella
natus castitatis, radix sanctitatis
Filius aeternae claritatis: apparuit, apparuit
quem pia Virgo genuit Maria.

Ave, stella del mare, tempio divino.
Il figlio d’eterno splendore, figlio della purezza,
principio della santità,
colui che la santa Vergine Maria ha generato, è apparso.

Ave puer mitis, suavitatis vitis,
mundi es Creator, simul et Salvator:
tu es omnis bonitatis dator. Apparuit, apparuit
quem pia Virgo genuit Maria.

Ave, mite fanciullo, vite stillante dolcezza,
tu sei creatore insieme e salvatore del mondo,
tu sei colui che ci dona ogni virtù.
Colui che la santa Vergine Maria ha generato, è apparso.

Umbra vetustatis, aenigma caecitatis
transit, et in lucem Virgo profert nucem,
dans Israel ex Aegypto ducem: Apparuit, apparuit
quem pia Virgo genuit Maria.

La tenebra degli antichi tempi, l’oscurità della caligine passano,
e la vergine reca alla luce un bambino,
dando ad Israele una guida dall’Egitto.
Colui che la santa vergine Maria ha generato, è apparso.

Puer singularis, o Christe stella maris,
salus in procella, nate de puella,
Dominum pro nobis interpella. Apparuit, apparuit
quem pia Virgo genuit Maria.

Fanciullo senza pari, o Cristo, stella del mare,
salvezza nella tempesta, nato da una giovinetta,
intercedi per noi presso il Signore.
Colui che la santa vergine Maria ha generato, è apparso.

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Mundanis vanitatibus
(Piae cantiones, 1582)

Mundanis vanitatibus
astrictus potentatibus,
elatus facultatibus,
resistit cum dogmatibus.
Nam sapiens sic instruit,
servire magis congruit
veris felicitatibus
abiectis falsitatibus.
Sunt ista transitoria
spernenda velut scoria,
propter coeli palatium
verum gazo phylacium.

[Dopo essere stato] vincolato alle vanità e alle potenze mondane,
colui che è stato elevato dalle sue facoltà resiste con i dogmi.
Infatti così il sapiente insegna, conviene servire piuttosto
le vere felicità, rigettate le falsità.
Queste sono cose effimere da disprezzarsi come scoria,
Perché il vero sacro tesoro è presso il tempio del cielo.

Quorum scholares studio
benigne vos erudio,
Haec vobis sit conclusio,
vana desit confusio;
in mentem nam malevolam,
deformem sive frivolam
non intrat Sapientia
virtutum seu decentia.
Clamans inquit Sagacia,
per mundi cuncta spacia,
Vitam bonam comperiet
homo qui me reperiet.

Benevolmente erudisco voi, studiosi di costoro,
affinché questa sia per voi la conclusione, e venga meno l’inutile confusione;
infatti nella mente malevola, turpe o frivola,
non entrano Sapienza o il decoro delle virtù.
La sagacia dice gridando, per tutti gli spazi del mondo:
“scoprirà una vita prospera l’uomo che mi troverà”.

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O splendor pudicitiae
(antifona in canto gregoriano per S. Bernardino da Siena, 20 maggio
dal ms. Carpi (MO), Biblioteca Loria, Fondo Antico AR1 002 003 (SN 433), pp. 105-107)

O splendor pudicitiae,
Zelator pauperatis,
Amator innocentiae,
Cultor Virginitatis,
Lustrator sapientiae,
Protector veritatis,
Ante thronum fulgidum
Aeternae maiestatis
Para nobis aditum
Divinae pietatis.

O splendore di castità,
sostenitore della povertà,
amante dell’innocenza,
cultore della verginità,
costruttore di sapienza,
protettore di verità,
davanti al trono luminoso
dell’eterna maestà
Ppeparaci ad accedere
alla pietà divina.


Andrew Tan Nyen Wen

Nato e cresciuto in Malaysia, Andrew Tan Nyen Wen si è interessato alla musica occidentale sin dalla sua infanzia, prima studiando violino, poi canto gregoriano, musica medievale e rinascimentale, repertorio seicentesco e galante. Ha unito arte, musica e scultura diplomandosi in liuteria e specializzandosi nel restauro di strumenti e nella costruzione di strumenti su modelli storici. Oltre che costruttore è anche esecutore e collabora attivamente con gruppi di musica antica ed esecuzione storica sia come cantore che come strumentista.

Ha studiato Violino barocco con il M° Alessandro Ciccolini e viella medievale con il M° Susanne Ansorg. Ha fatto formazione canora ed interpretazione in stile medievale a San Marino con M° Cristina Alís Raurich e semiografia gregoriana con A.I.S.C.Gre sotto la tutela di M° Riccardo Zoja, M° Claudio Accordi, M° Pietro Magnani, M° Luca Ronzitti, M° Oreste Schiaffino e M° Giovanni Conti.

Si esibisce regolarmente spaziando dal canto gregoriano, alla polifonia cantata, al violino barocco, viella, liuto e varie percussioni, noto per la sua ecletticità e creatività nell’esecuzione musicale.
Attuamente canta e suona in diversi cori ed ensembles nell’Italia settentrionale fra Emilia-Romagna e Lombardia: Schola Gregoriana Ecce dell’Aerco, Schola Gregoriana Cremensis di Crema, Schola Gregoriana maschile del Coro Paer di Colorno, Schola Medievale femminile del Coro Paer di Colorno, I Sacri Rimbombi di Casalmaggiore/ Sabbioneta, Coro Monte Castello di Parma, Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia e costantemente in collaborazione coi numerosi artisti internazionali.

Alla sua passione per l’arte – fra pittura umanistica e scultura classica – ha unito la musica diventando liutaio specializzato in costruzione e restauro degli strumenti musicali in stile antico, ha ottenuto il diploma nel 2017 alla Scuola Internazionale di Liuteria Accademia Scrollavezza di Noceto (PR) con Maestri Renato ed Elisa Scrollavezza, Andrea Zanrè eFrédéric Noharet. Attualmente attivo con La compagnia del Lorno di Colorno fondato da M° Lino Mognaschi, e vincendo il I° premio per la Ghironda Barocca ed il Diploma Speciale per la Viola d’Amore al Malta International Baroque Instrument Making Competition (2020).

Attivamente forgia e suona in numerosi concerti i suoi strumenti musicali, ricostruiti secondo i metodi tradizionali e attento alla filologia nell’esecuzione della musica antica.

Aurora Manfredi

Nata nel 1994 a Casalmaggiore (CR), inizia gli studi musicali in chitarra classica all’età di 11 anni privatamente sotto la guida del Maestro Fabio Ceci. A 18 anni si iscrive al Conservatorio di Musica “A. Boito di Parma, dove si perfeziona al corso di liuto rinascimentale sotto il Maestro Gianluca Lastraioli, per il quale studia tutt’ora. Consegue nel 2021 la Laurea Triennale in Liuto.

Ha maturato in entrambi i casi varie esperienze musicali sia da singolo sia dal punto di vista orchestrale, in chitarra tramite l’ensemble di chitarre e violini denominata “Bambolbi”, in Liuto con varie collaborazioni realizzate dal Conservatorio stesso (tra i quali le celebrazioni per i 400 anni del Teatro Farnese di Parma (1618-2018) , La Messa di Chinelli nel medesimo anno, al Torneo Amoroso e al Concerto Grosso di Corelli, entrambi eseguiti nel 2022) ed esternamente, in particolar modo ha partecipato alle prime tre edizioni della rassegna “Absolute” organizzata dall’associazione Melusine e ad eventi musicali come “l’incanto a Polirone” a San Benedetto Po nell’edizione del 2019 e alla festa Medievale di Cabriolo, sempre nel suddetto anno.

Ha conseguito recentemente due master, la prima svoltasi a Fiesole in occasione del Floremus Festival del 2019 e la seconda a Castelnuovo Magra nel 2021. Ha in attivo concerti con l’ensemble “Lo Brando cortese” assieme alla violinista Sarah Pelosi e al Violoncellista Andrea Cielo, con il quale spazia ampiamente come genere dalla musica tardo rinascimentale e barocca fino al folkore irlandese\scozzese.

Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia

Il Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia, fondato nel 1995 dall’organista Renato Negri, dal 2006 è diretto dalla musicologa Silvia Perucchetti, laureatasi cum laude all’Università di Pavia-Cremona nel 2009 e specializzata nello studio della polifonia sacra di area padana del tardo ‘500.

Composto da musicisti, appassionati e musicologi, il Coro si rivolge alla polifonia del pieno Rinascimento e dal 2006 è impegnato in un progetto di studio, trascrizione ed esecuzione concertistica di musiche inedite di autori reggiani o attivi nella sua Città, spaziando dal canto gregoriano in uso presso le basiliche di Reggio Emilia al ‘600 di Maurizio Cazzati. Ha tenuto concerti in innumerevoli centri emiliani e nelle basiliche più prestigiose di Venezia (S. Giorgio Maggiore), Palestrina (Roma), Brescia, Cremona, Sesto S. Giovanni, Paola, Bologna, Parma, Forlì, Casalmaggiore e nel Duomo di Modena, collaborando con Monica Piccinini, Bruce Dickey, René Clemencic, Palma Choralis, Sergio Vartolo, Donato Sansone, Cristina Calzolari e Simone Copellini.
Fra i progetti realizzati: El viage de Hierusalem (musiche di F. Guerrero), Ars lineandi musicam (dedicato alle Piae cantiones del 1582), Storie dal Cinquecento reggiano (con lo storico Carlo Baja Guarienti), Te lucis ante terminum: musiche per l’Ufficio di Compieta a Reggio Emilia fra ‘500 e ‘600. Progetti sperimentali: Stylus phantasticus insieme al jazzista Simone Copellini, l’incisione di una traccia nell’album Homo distopiens di Fabrizio Tavernelli (2020) e la partecipazione a The Christmas Jethro Tull di Ian Anderson (2018). – https://cappellamusicale.wordpress.com

Silvia Fanti, Daniela Iotti, Paola Manini, Orietta Morelli,
Federica Petralia, Simona Ruffini soprani
Elsa Buratti, Carla De Lucio, Simona Merlanti, Viviana Monti,
Cecilia Panciroli, Paola Pietri, Antonella Scarabelli contralti
Evans Atta Asamoah, Luca Caleffi, Massimiliano Fontanelli,
Davide Galimberti, Ivan Meschini tenori
Federico Bigi, Roberto Capasso, Michele Fazzalari, Enrico Tassinari bassi

Silvia Perucchetti

Silvia Perucchetti (1983) è musicologa, bibliotecaria, musicista. Si è laureata cum laude in Musicologia nel 2009 presso l’Università di Pavia-Cremona specializzandosi nello studio della polifonia rinascimentale sacra di area padana. Dal 2006 dirige il coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia e dal 2007 il Coro Mavarta di S. Ilario d’Enza (RE). Ha pubblicato saggi e contributi musicologici, fra cui la voce enciclopedica Italia. La musica sacra. Il Seicento all’interno dell’Enciclopedia Ortodossa (Mosca, 2012), note per CD di musica antica, saggi dedicati all’analisi delle tecniche compositive nella polifonia di autori emiliani fra ‘500 e ‘600 e alla prassi esecutiva dei canti dei soldati nella Grande Guerra.

È spesso relatrice in conferenze a carattere musicologico e in conferenze-concerto di sua ideazione; dal 2019 tiene per AERCO – Associazione Emiliano-Romagnola Cori il corso annuale La polifonia rinascimentale in coro: teoria e pratica, dalle fonti antiche al cantar insieme, caratterizzato dalla lettura dalle fonti originali e dal 2023 dirige il quadrimestrale FarCoro edito da AERCO. Attualmente è bibliotecaria presso la Biblioteca musicale Gentilucci del Conservatorio Peri-Merulo e dal 2010 cataloga fondi antichi, manoscritti, moderni e musicali in numerose città emiliane, dall’Accademia Filarmonica di Bologna alla Biblioteca Estense di Modena. Parallelamente affianca l’attività di fotografa: si dedica alla documentazione di concerti, eventi e beni culturali (manoscritti musicali, stampe e tessuti in Ars canusina), a reportage di fotogiornalismo e alla fotografia artistica. https://silviaperucchetti.com

Nel 2019 il concerto Ars lineandi musicam fu idealmente collegato alla mostra fotografica Ars intexendi. Nodi, legami, intrecci romanici in divenire promossa dal Consorzio Ars Canusina, con le fotografie di Silvia Perucchetti che documentavano la presenza dell’arte romanica nell’architettura religiosa del territorio reggiano, dai cui motivi ornamentali Maria Bertolani Del Rio fra 1921 e ‘35 elaborò i canoni stilistici dell’artigianato poi definito Ars Canusina. Al reportage di luoghi e reperti di antica ars lineandi (sulle orme del viaggio compiuto dalla Del Rio) si accostarono immagini dalla realtà di oggi, in cui oggetti, linee, ombre, nodi, grovigli rimano fortuitamente la composizione degli intrecci matildici. La mostra è stata allestita presso l’Hotel Posta di Reggio Emilia (27 aprile-9 giugno 2019, nell’ambito di Fotografia Europea Circuito OFF), al Castello di Sarzano di Casina (RE, 30 giugno-21 luglio 2019), alla Corte Bebbi di Barco di Bibbiano (5-13 ottobre 2019).

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Ars Canusina

Quella dell’Ars canusina è una storia straordinaria, scritta da due grandi donne, tessitrici della storia: la Contessa Matilde, mitica domina della rupe di Canossa, gran diplomatica, signora di castelli e feudi e forte sostenitrice della cultura cristiana, e Maria Bertolani Del Rio (Reggio nell’Emilia, 1892 – Casina, 1978), giovane psichiatra, appassionata di storia e di arte medievale locale, che nella prima metà del Novecento, all’interno di uno dei più importanti manicomi del Regno d’Italia, il San Lazzaro di Reggio Emilia, sperimentò un metodo di cura e insieme un’attività raffinata di artigianato artistico, per la quale coniò il nome di “Ars canusina”. I motivi ornamentali scolpiti nei capitelli, nei bassorilievi, nelle fonti battesimali, nei fregi dei monumenti di epoca matildica (chiese, oratori, monasteri) presenti in terra reggiana diventano ispirazione per preziosi decori di originali creazioni artistiche, dal sapore eterno.

Dall’esperienza del San Lazzaro sino ai giorni nostri nuove sperimentazioni e reinterpretazioni continuano l’affascinante riscoperta dell’arte romanica delle terre matildiche. Gli Artigiani d’oggi propongono oggetti unici ed originali per design, architettura e funzionalità. I disegni ripercorrono i motivi tradizionali dando vita a nuove composizioni. I campi più esplorati oggi sono il cotto intarsiato, il vetro policromo, la pietra lavorata, i tessuti ricamati, il decoro applicato ai nuovi sistemi luminosi, il ferro battuto, la ceramica, i tessuti dipinti e stampati a mano.

Il 6 luglio 2007 si è costituito il Consorzio per la valorizzazione dell’Ars Canusina, struttura nata per iniziativa del Comune di Casina grazie al finanziamento del GAL Antico Frignano e Appennino Reggiano. L’odierna Ars Canusina® si nutre della tradizione per fare ricerca e innovazione. Il Consorzio è nato per intraprendere azioni sistematiche di promozione del pregiato artigianato artistico ispirato al romanico reggiano e promuove la ricerca, la divulgazione, la tutela, lo sviluppo, il recupero delle tradizioni socio-culturali e la valorizzazione di una identità culturale specifica del territorio a salvaguardia della preziosa eredità consegnata da Maria Del Rio.

Il volume Ars Canusina (Reggio Emilia, 1935) fu ristampato nel 1992 in edizione anastatica dal Comune di Casina ed è esaurito da molto tempo: vede la luce oggi l’album digitale, Ars Canusina tra ieri e domani, un’opera in DVD che comprende il vecchio volume, illustra questa storia quasi secolare e presenta gli artigiani di oggi.

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Nel 2016 il Consorzio ha pubblicato il volume Sapere. Saper fare, curato da Maria Neroni, Marisa Strozzi e da Roberto Carriero, con il progetto grafico di Barbara Varini e le fotografie di Silvia Perucchetti. Il volume illustra lo sviluppo storico e teorico del metodo Ars Canusina e ne mostra i criteri di applicazione nelle produzioni artigianali, sia storiche che correnti: un compendio, dunque, del sapere non solo tecnico, ma anche artistico e scientifico, di come si fa Ars Canusina, rendendo intelligibili i collegamenti fra i reperti storici millenari, la teoria del disegno canusino, le tecniche del ricamo canusino, gli sviluppi produttivi delle altre attività artigianali in termini di design e di innovazione tecnico-estetica. L’Ars Canusina è un’educazione estetica, di cui questo testo si propone come manuale propedeutico.

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Dal 2021 l’Associazione ha pubblicato la serie Ricamare in Ars Canusina, un vero e proprio manuale di ricamo in 4 volumi dedicati alle trecce, al tralcio con le foglie, al tralcio con fiori e frutti, al bestiario e all’albero della vita.

 

 

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